30 set 2018

Quattro blog per un autore: Memorie di sangue - Eva D'Amico

Buona domenica a tutti! :)
Due settimane terrificanti, ecco com'è stato il mio ultimo periodo. Però non potevo rinunciare a questo nuovo post della rubrica, questa settimana dovrei riuscire a stabilizzarmi quindi tornerò subito!

Vol. 1 - Il castello del Giorno Eterno
➳ Titolo: Memorie di sangue
➳ Autrice:  Eva D'Amico
➳ Prezzo €10,20 cartaceo 

 IBS

Vol. 2 - Le figlie della corruzione














➳ Trama (Vol.1)
Una ragazza con troppi nomi, un passato sconosciuto e povero che diventa una vita ricca di eleganza e finte conoscenze, un futuro incerto. Eva è una ragazza condizionata dalla sua educazione, rigida e relegata nel "Castello del Giorno Eterno", illusa di vivere in una condizione privilegiata, circondata da persone che si mostreranno troppo tardi per ciò che sono realmente. Cosa succede quando il tuo nome non rispecchia la persona che sei, quando ti viene rubato e ti accorgi di non essere nulla nonostante una vita di trascorsi? Cosa accade quando reagisci alle troppe vessazioni subite e tiri fuori gli artigli per combattere? Chi è Eva? Una privilegiata? Una bambola? Una serva? Cercherà di scoprire se stessa all'interno di una vita piena di bugie e lotterò contro i suoi signori per guadagnare l'amore, il rispetto e la libertà.



“E ADESSO SCRITTORE… CONTINUA TU!”


A) DARE SFOGO ALLA SUA SCRITTURA CREATIVA SCEGLIENDO UNO DEI TRE QUESITI PROPOSTI 

B) DARE ORIGINE A UN RACCONTO BREVE SCEGLIENDO TRA TRE INCIPIT


B)

1)     FANTASY


Il sole stava tramontando sulle verdi vallate di Renwinter quando Spoongy, elfo nato e cresciuto nel villaggio più piccolo del Regno di Nalyssa, iniziò la sua corsa a perdifiato giù per il sentiero immerso nella foresta di Kinwood. Se le sue orecchie a mezzapunta non lo avevano tradito stavolta, aveva appena sentito un rumore di zoccoli avvicinarsi ed era raro vedere dei cavalieri a Renwinter.
Correva senza sosta quando inciampò in un sasso e, perdendo l’equilibrio, si ritrovò con la faccia nella polvere. Sei cavalieri dalle armature argentate, lo aspettavano alla fine del sentiero e la sua vita sarebbe cambiata presto, molto presto.
Uno dei cavalieri gli si avvicinò a passo lento, squadrandolo da capo e piedi e decidendo che un giovane elfo come lui non avrebbe certamente costituito una minaccia.
‹‹Come mai un ragazzo come te si trova da solo in un bosco? Sembri piuttosto gracile e non molto sveglio, se devo dire la verità›› disse con una risata amichevole.
Aveva dei grandi occhi azzurri ed un viso gentile nonostante i segni del tempo e delle battaglie. Forse a causa del largo sorriso o dei folti baffi così simili a quelli del Vecchio Saggio, quel soldato riuscì immediatamente a tranquillizzarlo.
‹‹Il mio nome è Spoongy, del villaggio di Mylis, ho sentito rumore di zoccoli e…›› disse ma prima che riuscisse a finire di parlare il vecchio soldato finì la frase ‹‹…E sei venuto a vedere chi fosse. Un gesto avventato›› constatò ‹‹Ma anche coraggioso››
Spoongy sorrise, erano passati mesi dall’arrivo nel villaggio di stranieri, anni dall’arrivo di stranieri gentili.
‹‹Bene Spoongy, io sono Ser Wilfred di Nalyssa e sono giunto nella valle di Renwinter alla ricerca di un uomo. Anzi no, sarebbe meglio dire alla ricerca di elfo››
‹‹Beh, allora lo avete trovato signore!›› disse Spoongy battendosi un pugno sul petto e l’uomo rise.
‹‹Temo che tu sia troppo giovane figliolo! Cerchiamo un elfo di nome…›› prima che potesse finire di parlare l’aria divenne scura e densa e accanto a lui comparve una colonna di fumo nero che si addensò crepitando di fulmini fino a formare la figura di un uomo incappucciato.
‹‹Non pronunciare il suo nome qui… sciocco›› sibilò la figura ‹‹Le parole sono potere…››
Due occhi glaciali s’intravedevano sotto la stoffa, la sua voce sembrava in qualche modo tagliente come pezzi di vetro e il giovane elfo tentò di muovere qualche passo indietro prima di notare che le gambe gli tremavano.
‹‹Hai paura ragazzo?›› chiese allora la voce ‹‹Non ascoltare Ser Wilfred: nessuno! Nessuno è troppo giovane per seguire il suo destino››
‹‹Mio Signore›› disse allora l’anziano cavaliere ‹‹State spaventando il giovane elfo››
La figura incappucciata rise, poi si scoprì il volto. Una cascata di capelli dorati si riversò fin quasi al terreno e due affusolate orecchie a punta incorniciavano un bellissimo viso imberbe sfigurato nella parte destra da una bruciatura.
‹‹Spero di no›› disse tranquillamente, l’aria era tornata tersa e serena senza ‹‹Elfo…›› sospirò ‹‹Non è curioso figliolo? Questo umano ti chiama “elfo”, esattamente come chiama me. Ma noi sappiamo che non apparteniamo alla stessa razza. O almeno…›› aggiunse poi squadrandolo ‹‹Io lo so… Voi siete più simili a folletti, nevero? Bassi, tozzi, nient’affatto avvenenti e con una scarsa cura per l’igiene nella maggior parte dei casi… Noi Alti Elfi siamo i Figli del Sole, una stirpe eletta››
‹‹Se hai finito di dire stupidaggini io avrei da fare›› rispose allora Spoongy. Non aveva mai sopportato i gradassi ed il fatto che quello in particolare avesse le orecchie a punta non cambiava certo le cose. Aveva paura, certo, ma molti anni prima si era ripromesso che mai e poi mai avrebbe permesso a nessuno di trattarlo in quella maniera.
L’elfo scoppiò a ridere di gusto, una risata sincera e genuina che molto poco sembrava appartenergli.
‹‹Hai fegato ragazzo! Io mi chiamo Ailen, Sommo Stregone della Regina di Nalyssa per servirti›› concluse con un inchino molto teatrale ‹‹Mi piace prendermi gioco dei campagnoli, ma tu non sei affatto un sempliciotto nevero?››
Spoongy rimase perplesso e guardò Sir Wilfred.
‹‹Mio signore, dobbiamo affrettarci›› ricordò allora l’anziano soldato a colui che scortava.
‹‹Certo, certo…›› disse distrattamente Ailen, continuando a guardare il giovane elfo boschivo ‹‹Dunque, Spoongy di Mylis, è stato un vero piacere incontrarti. Per ora dobbiamo salutarci ma qualcosa mi dice che ci incontreremo ancora›› concluse prima si svanire in una nuvola di fumo.
‹‹A presto ragazzo. Se posso darti un consiglio quando senti rumore di zoccoli voltati e cammina dalla parte opposta: non sono mai forieri di buone notizie›› salutò il vecchio soldato e si rimise in marcia con i suoi sottoposti, svanendo nella foresta.
Spoongy li guardò andare via perplesso: il mondo era pieno di gente strana, ce ne era a volontà nel suo piccolo villaggio, figurarsi in giro per le terre. Scosse la testa decidendo di non pensarci e già che si trovava per la foresta cominciò a fare il giro delle trappole che aveva piazzato il giorno prima nel bosco, nella speranza di trovare qualche coniglio per la cena.

‹‹Bene Vecchio Saggio… Che nome ridicolo, è così che ti fai chiamare ora Maestro Bèral? Sembra piuttosto ridicolo come nome, non sei d’accordo? Comunque sia non divaghiamo, tu sai perché sono qui›› esordì Ailen materializzandosi nella capanna dell’anziano elfo boschivo mentre le sei guardie della sua scorta entravano a Mylis.
Il vecchio elfo lo guardò con i suoi occhi cisposi e quasi del tutto ciechi senza riuscire a distinguere i lineamenti, ma le sue orecchie non avevano dubbi, avrebbero riconosciuto quella voce tra mille.
‹‹Sei qui perché il Regno è in pericolo, Sommo Stregone Ailen, e la Regina Nyda ti ha mandato a recuperare la Reliquia del Drago. Quindi la prima tappa del tuo viaggio non poteva che condurti a me, il Custode della Spada di Nalyssa, la chiave per aprire il sepolcro della prima Regina di Nalyssa, il luogo in cui si trova l’Amuleto del Dominatore. Tu sai vero che non sarà una ricerca facile? Nessuno sa dove si trovi il sepolcro››
‹‹Sono felice di constatare che tutti questi anni non hanno intaccato il vostro spirito›› sorrise Ailen, felice che il vecchio non avesse perso il suo grande potere. Erano più di cento anni che non vedeva il suo anziano Maestro, da quando Bèral ancora giovane aveva lasciato a lui, ancor più giovane, i gravosi doveri dell’ufficio nel Palazzo Reale.
‹‹Tu invece non hai attraversato indenne il secolo che ci ha divisi: vedo sofferenza sul tuo viso, un’aura azzurra intorno al tuo occhio destro inconfondibile: quelle sono le fiamme Lily, la Madre dei Draghi. Sei stato così sciocco da affrontarla?››
‹‹Solo un paio di volte Maestro ed entrambe senza la Reliquia o almeno la Spada›› ammise Ailen sedendosi e versandosi un bicchiere di vino che sputò non appena ne bevve un sorso ‹‹Ma è terribile!›› urlò.
‹‹Beh, non siamo certo a Palazzo giovanotto! Ormai ti sei abituato ai vizi della corte: buon vino, ottimo cibo, belle donne ben disposte a fare dolcemente compagnia ad un uomo del tuo rango››
‹‹Certo anche voi avete una comoda sistemazione! La vostra sembra la capanna più grande in questo buco di villaggio, certamente costruita con la paglia e il fango migliori›› il giovane stregone guardò il suo maestro per un istante e cambiò espressione. A cosa servivano quelle chiacchiere di convenienza? Quelle schermaglie? Tra loro non c’era mai stato bisogno di girare intorno ad una questione.
‹‹Perché ve ne siete andato? Non ero pronto e voi lo sapevate›› disse allora, quasi sussurrando.
‹‹Neanche io ero pronto ragazzo ma a volte il Destino ha in serbo scherzi ben più grandi di quelli che possiamo sopportare››
‹‹Cosa vuol dire?›› chiese Ailen ma prima che il vecchio potesse rispondere si sentì una voce femminile da fuori la porta di ingresso.
‹‹Padre!››
Il timbro era caldo e tradiva un’età ancora abbastanza giovane. Ailen si girò di scattò verso l’anziano maestro, capendo immediatamente cosa era successo.
‹‹Ma certo… l’ancella della Regina era un piccolo elfo boschivo come te. Allora è per questo che te ne sei andato›› constatò ‹‹Fatela passare!›› urlò poi ai soldati di guardia alla capanna e una giovane elfa entrò trafelata andando ad abbracciare il padre.
‹‹Non sai che paura vedendo questi gamba lunga qui fuori›› disse la fanciulla, ignorando del tutto lo strano visitatore.
‹‹Umani›› la corresse Ailen ‹‹Il termine “gamba lunga” è piuttosto razzista: se ti chiamassi “gamba corta” non te ne avresti a male?›› precisò.
‹‹Chi è questo orecchie a punta?›› chiese allora con cipiglio piuttosto deciso.
‹‹Calmati Isìbel, lui è un mio vecchio allievo e non farti ingannare dalle sue parole: fa solo finta di essere insopportabile e saccente, in verità è gentile e di buon cuore››
‹‹Mi sbagliavo sai: la vecchiaia ti ha decisamente rimbambito Maestro›› disse allora Ailen.
‹‹A te pare ti abbia reso più bello›› rispose Isìbel e sia Ailen che suo padre iniziarono a ridere.
‹‹Su questo hai ragione!›› commentò il vecchio.
‹‹Allora Maestro, basta chiacchiere: dammi ciò per cui sono venuto›› cercò di tagliare corto Ailen ed il vecchio sospirò.
‹‹Lo sai che non puoi brandirla›› rispose ‹‹Nessun alto elfo può usarla, per questo fin ora solo i piccoli elfi boschivi hanno ricoperto il tuo ruolo. Solo quelli della mia stirpe con innati poteri arcani possono attivare il potere della spada: la tua stirpe, del resto, è nata quando la nostra razza è stata unita al sangue di Drago››
‹‹Mi serve per ammazzare Lily, lo sai che non posso ucciderla in nessun altro modo. Ho già assaggiato le sue fiamme e credimi se ti dico che il Regno è in grave pericolo: qualcosa si muove nell’etere, qualcuno controlla la Madre dei Draghi. Troverò il modo di usare quella Spada, magari proprio grazie al sangue di drago che scorre nelle mie vene, troverò il sepolcrò e farò quello che devo. Del resto è questo il compito di quelli come me››
‹‹Ragazzo mio, dovresti essere ormai abbastanza esperto da sapere che in un modo o nell’altro il Regno è sempre in pericolo, quindi a che serve affannarsi?››
‹‹Cosa mi consigli Maestro?››
‹‹Di andarti a bere una birra alla locanda del villaggio: mastro Lambar ha qualcosa di davvero speciale. Tieni: il primo giro lo offro io›› disse lanciandogli una moneta d’oro che Ailen afferrò al volo ‹‹Quando avrai bevuto a sufficienza e deciderai di ripartire verso la capitale avrai la spada››
Il giovane stregone lo guardò per un attimo, rigirandosi la moneta tra le mani, il suo maestro aveva sempre parlato per criptiche frasi ad effetto ma in genere riusciva sempre a capire dove voleva arrivare. Quella volta no… Decise tuttavia di seguire il suo consiglio, così salutò ed uscì dalla capanna.

Spoongy fece ritorno al villaggio con un bottino davvero magro: era riuscito a prendere solo un paio di tortore ma visto che gli avevano fatto pena le aveva liberate ed era tornato a casa solo con qualche fungo selvatico.
‹‹Zio Lambar sono tornato›› si annunciò entrando nella locanda semi deserta.
‹‹Magro bottino anche oggi ragazzo!›› disse uno dei soliti avventori.
‹‹E ti sorprendi? Sappiamo tutti che Spoongy è buono solo per coglier funghi e pulire bicchieri!›› aggiunse un altro.
Il giovane abbassò la testa ed andò nel retrobottega, dove suo zio stava controllando le ultime botti di birra che aveva fatto.
‹‹Forza ragazzo mio!›› gli disse dandogli una pacca sulla spalla e porgendogli un grembiule, con un sorriso disegnato sul viso stanco ma ancora gioviale ‹‹Come tutti anche tu troverai il tuo posto nel villaggio››
“Il tuo posto nel villaggio”
La prospettiva per un istante sembrò agghiacciante almeno quanto il suo opposto.
“Una birra!” si sentì urlare dalla sala della locanda, allora il vecchio Lambar aiutò il nipote a legarsi il grembiule e lo spedì al bancone, a servire il cliente.
Non appena il ragazzo lo vide ebbe un fremito.
‹‹Tu qui?!›› chiese vedendo Ailen.
‹‹Noto con piacere che tutti gli abitanti di questo villaggio sono completamente insensibili ai titoli e allegramente ignari delle regole della buona educazione!›› rise l’alto elfo ‹‹Te lo avevo detto che ci saremmo rivisti! E ora servimi la mia birra!››
‹‹Prima si paga›› disse Spoongy appoggiandosi al bancone e guardando l’alto elfo con un’espressione a metà tra il divertito e il serio. Era piuttosto simpatico per essere un orecchie a punta ma la battuta sulla scarsa igiene personale dei piccoli elfi boschivi non riusciva a digerirla.
‹‹Allora è proprio vero che quelli della tua razza sono attaccati al denaro›› lo provocò Ailen mettendo sul tavolo la moneta che gli aveva dato il vecchio Bèral.
‹‹Almeno quanto la tua lo è agli stravizi. Per questo forse vanno così d’accordo›› replicò Spoongy ma appena prese la moneta un bagliore cristallino ed una enorme e maestosa spada si materializzò sul bancone.
‹‹Che succede?!›› urlò Lambar correndo verso il bancone, mentre il nipote osservava la spada esterrefatto.
‹‹Vecchio burlone…›› constatò Ailen scuotendo la testa.
Lambar allungò la mano per toccare l’elsa intarsiata con figure di draghi ma non appena la sfiorò la spada scomparve, rimpicciolendosi fino a diventare un piccolo rubino incastonato in un ciondolo d’oro.
‹‹Toccala Spoongy›› ordinò Ailen.
‹‹Neanche per idea!›› rispose l’elfo, allora lo stregone gli afferrò un polso costringendolo a toccare la collana. Non appena la sfiorò la spada si materializzò nuovamente e Spoongy si guardò le mani.
‹‹Come è possibile? Che succede?›› chiese spaventato.

‹‹Te lo avevo detto Spoongy: nessuno è troppo giovane per seguire il suo destino e, che tu lo voglia o no, ti è stato appena mostrato il tuo››

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➳ Angolo dell' autrice

Eva D’Amico nasce a Roma il 15 maggio 1991, fin da bambina ama l’arte in ogni sua forma.
Dopo le scuole medie queste passioni la portano a scegliere il liceo artistico. Gli anni del liceo trascorrono ricchi di sperimentazione pittorica, teatrale, musicale e letteraria. La scrittura, in questa fase della sua vita, è una parte importantissima ma non il fulcro centrale della sua attività artistica che si concentra per lo più sulla musica e sul disegno.
Arriva prima nella sezione letteraria del concorso indetto dalla Regione Lazio, riservato ai licei, nell’anno accademico 2009/2010.
L’ultimo anno del liceo è l’inizio di un lungo periodo difficile che la porterà a scrivere pensieri personali e non solo.
Questo riscoperto amore per la letteratura le fa scegliere la facoltà di Lettere all’università, dove intraprenderà autonomamente un percorso “a ritroso” nella letteratura italiana e straniera, approfondendo i classici di sua iniziativa e costruendosi una solida base culturale.
Costantemente in bilico tra la tensione a scrivere un romanzo e il timore del fallimento, continua a studiare con ottimi frutti e a dedicarsi alla poesia, sperimentando di volta in volta soluzioni poetiche differenti e che spesso si avvicinano alla prosa.
Poco prima di conseguire la laurea prende coraggio e mette nuovamente mano al primo romanzo di cui aveva abbozzato la trama: Il Castello del Giorno Eterno.
Nel 2016 pubblica con Immagina Di Essere Altro (I.D.E.A.) il primo volume di Memorie di Sangue: Il Castello del Giorno Eterno, riscuotendo un discreto successo tra i lettori.
Nel frattempo si impegna sul secondo e ultimo volume: “Le Figlie della Corruzione”, pubblicato sempre con Immagina Di Essere Altro nel 2017.
Partecipa alla raccolta di racconti “Delizie in punta di Penna” pubblicata da Tabula Fati nello stesso anno.
Il 2018 è per Eva un anno complicato ma questo non la ferma; mentre i lettori chiedono un terzo volume di Memorie di Sangue, lei declina affermando: - Le Memorie nascono come dittico, non trovo giusto allungare la storia facendo perdere il significato profondo che volevo attribuirgli, mi sembrerebbe una mancanza verso i lettori che lo hanno amato così come è. Al momento sto lavorando su qualcosa di nuovo, un romanzo diverso
incentrato sulla figura della strega. La pubblicazione del nuovo romanzo è prevista per la fine del 2018.

Le altre giornate riguardanti questo libro:

1° giornata: In compagnia di una penna - La copertina del libro
2° giornata: Leggendo insieme - La vita divertente di un autore
3° giornata: Gli occhi del lupo - Autore vs Personaggio 

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