17 giu 2018

Quattro blog per un autore: Le ceneri della fenice (trilogia) - Jane Fade Merrick

Buona domenica a tutti readers!
Come va dalle vostre parti? Qui un bel caldo ci accompagna.. e magari anche un po' di mare a breve, chi lo sa.
Oggi però, vista la mia permanenza a casa, vi lascio un nuovo post per la rubrica "Quattro blog per un autore" con Jane Fade Merrick e la sua trilogia "Le ceneri della fenice"!

➳ Titoli: 1) Le ceneri della fenice 1 -The Fade- 
                 2) Le ceneri della fenice 2 - Living hell -
                 3) Le ceneri della fenice 3 - Broken Strings -
➳ Autrice: Jane Fade Merrick
➳ Genere: fantasy romance

  Feltrinelli | Wattpad (il 3° libro è completo e gratuito qui) | Facebook | Instagram autrice | Sito Web


➳ Trama (primo libro)
Fade vive abbandonata a se stessa, in continua lotta per tirare avanti in una società che ingoia chiunque non tenga il passo con il suo ritmo; con la sola compagnia di un coltello da cucina e di una cicatrice incastonata nella gamba che le ricordano ogni giorno chi è e perché si trovi lì. Mentre sta rubacchiando in un market, incontra Jag, un ragazzino dall'aspetto inquietante che la convince a unirsi a lui nel suo piano stramboide: diventare finanziatore principale di una delle band di maggior successo del momento, di cui è fan sfegatato, e - quanto pare - i soldi per farlo non gli mancano. Lasciatasi convincere incontrerà Nef, classico plaboy da strapazzo, che alla fine imparerà che il mondo non è tutto ai suoi piedi come pensava...


“E ADESSO SCRITTORE… CONTINUA TU!”
Conosciamo l’autrice attraverso la sua scrittura.
L’autrice potrà scegliere tra:


A) DARE SFOGO ALLA SUA SCRITTURA CREATIVA SCEGLIENDO UNO DEI TRE QUESITI PROPOSTI 

B) DARE ORIGINE A UN RACCONTO BREVE SCEGLIENDO TRA TRE INCIPIT


B)



3)     NARRATIVA CONTEMPORANEA/ROMANZO ROSA
Ho lasciato casa mia due ore fa e nell’ordine:
a)     ho perso l’autobus che mi portava direttamene in ufficio e ho dovuto prendere un taxi
b)     il taxi in questione ha sgommato su una pozzanghera che mi ha schizzato il tailleur di cinquecento euro comprato nel negozio più caro di New York
c)      ho dimenticato di prendere le slide della presentazione e adesso mi devo sorbire una predica di venti minuti da parte del mio tutor.


Entro nell'atrio che fa da avamposto alla stanza delle mie torture, a dir poco trafelata e vengo investita da una calma quasi surreale. Ci sono pochissime persone, tanto che mi viene da domandarmi se non abbia dormito per cinque giorni di fila e sia piombata lì di domenica, oppure se la gente abbia deciso di rimarcare crudelmente il mio ritardo, assentandosi tutta insieme. Mi scuoto e controllo il cellulare: è un banale martedì e sono le otto e cinquantatré. Ritardo. Nessuna congettura mi salverà dal mio destino ma, forse, un piccolo barlume di speranza lo posso trovare. Appena si apre il varco indispensabile al mio passaggio, sguscio dentro. Tutte oggi capitano le stranezze: ora abbiamo un ascensorista. Che c'è? Non sapevano come spendere soldi? Sono già stata licenziata e avevano bisogno di assumere qualcun altro? Quando sono nervosa divento insopportabile. “Che piano?” “Trentatré.” Ripiombo nella realtà. L'ascensore è vuoto, un miracolo considerato il traffico che di solito gira per questi uffici; ripesco l'opzione di uno scherzo collettivo ai miei danni mentre saltello letteralmente sul posto per l'ansia. “Nervosa?” La voce calda dell'ascensorista mi spinge a darci un taglio e spostare l'attenzione su di lui. È un ragazzo giovane, vestito con una divisa che gli conferisce un certo fascino: io gli ascensoristi li ho sempre immaginati vecchi e con un rassicurante sorriso che si apre sotto a dei baffi bianchi. “Sì, sono in ritardo mostruoso e il mio tutor è in attesa per sbranarmi.” “Il signor Spencer?” “Vedo che basta poco per indovinare.” Sorrido mentre lo guardo sottecchi per come aveva azzeccato al primo colpo la persona in questione. “Che tipo è?” Gli rivolgo uno sguardo stralunato. Sicuro è una spia russa assoldata dal suddetto per smascherarmi, non cadrò nel suo tranello. “È severo ma sa fare il suo lavoro.” “...e il suo lavoro è prendere la vita degli altri come un mastino rognoso afferrerebbe un pupazzo e sbatacchiarla qua e là fino a ridurla in brandelli” aggiungo mentalmente. Mi risponde con un sorriso di comprensione. Ma che fa mi legge nel pensiero? L'ascensore si ferma e entrano altre tre persone. Meno male: ci sono altre forme di vita su questo pianeta. “Che piano, signori?” “Trentatré.” È uno scherzo. L'ascensore riprende il suo moto. “Voi che ne pensate del signor Spencer?” chiede il ragazzo con un sorriso provocatorio sul viso. “Ecchecazzo!” urlo internamente. I tre, per fortuna, rimangono in silenzio dopo essersi scambiati una veloce occhiata interrogativa. “È uno stronzo” esordisce l'unica donna del gruppo, a parte me. Tutti volgiamo uno sguardo attonito verso quelle labbra portatrici di verità. È una signora sulla sessantina, in un elegante tailleur rosso che la fa sembrare la gemella cattiva della manager ne 'Il diavolo veste Prada', il che è tutto dire. “Bhè che c'è? Non è vero? Non lo è?” rimarca lei con una sorta di saggia consapevolezza negli occhi. “Sì, in effetti...” sussurra quasi imbarazzato il primo uomo in sua compagnia. “È il monarca degli stronzi!” alza la voce anche il secondo uomo. Mi scappa una risata che trattengo a stento. Finalmente la verità è venuta a galla, ma questo non mi salverà dal licenziamento. Altra tappa, entrano due nuove persone. Anche loro vanno al piano trentatré e anche loro, interrogati su Damian Spencer, ne dicono di tutti i colori. Superato il livello venticinque, sono in compagnia di undici persone che raccontano, concitati, aneddoti e misfatti su quell'uomo, aggiungendo particolari che non avrei mai voluto sapere in vita mia. Cosa diavolo sta succedendo oggi? Il piano trentatré alla fine giunge e i miei compagni di pettegolezzo si riversano fuori disperdendosi fra i corridoi. In silenzio, come se in quell'antro avessero potuto dare sfogo a dei risentimenti che non avevano mai potuto esternare prima. Rimango solo io, inerme, indecisa se andare o chiedere al ragazzo di riportarmi al piano zero. Forse sarebbe la soluzione migliore, ma le gambe si muovono quasi involontariamente. Varco la soglia, alzo lo sguardo e me lo trovo davanti: Damian Spencer, il Distruttore. In piedi, serio, le mani lungo i fianchi. Sussulto e istintivamente porto la mano sul tailleur per coprire la macchia. Che strano. È ancora umida. Sembra più grande. Sposto l'attenzione su Damian: ha lo sguardo torvo, spero non abbia sentito le nostre chiacchiere al di là delle porte dell'ascensore. Mi ritrovo a non saper che dire ma c'è qualcuno che parla al posto mio. “È arrivata signorina. Il signor Spencer, invece, scende.” Il Distruttore entra nel vano senza parlare, non ha nemmeno accennato uno dei suoi sorrisetti beffardi. Non capisco dove stia andando ma quando le porte si richiudono celando la sua figura, un tumulto mi sale dalle viscere. È consapevolezza. Guardo la mia mano. La macchia mi ha sporcato le dita. “Non sarò per caso...?” 




Le altre giornate riguardanti questo libro:

1° giornata: In compagnia di una penna - La copertina del libro
2° giornata: Leggendo insieme - La vita divertente di un autore
3° giornata: Gli occhi del lupo - Autore vs Personaggio

2 commenti:

  1. CIAO! Grazie per lo spazio sul tuo blog. È stato divertente dare un seguito al tuo racconto anche se sono impazzita nel cercare una trama interessante per continuarlo. Scusa se alla fine l'ho snaturalizzato. Ho problemi mentali lievi.

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    1. Grazie mille a te ed è stato un piacere leggere il tuo racconto ed averti ospite :)

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