25 mar 2018

Quattro blog per un autore: Vis Amoris la forza dell'amore - Graziella Armenia

Buongiorno a todossss!
Oggi, in una domenica non proprio primaverile, vi porto un nuovo post riguardante la rubrica "Quattro blog per un autore" con il libro di Graziella Armenia: Vis Amoris - La forza dell'amore.

Vediamo un po' come l'autrice ha risposto al quesito di scrittura creativa..




➳ Titolo: Vis Amoris - La forza dell'amore
➳ Autrice: Graziella Armenia
➳ Prezzo €2,99 ebook 

 Amazon 
➳ Trama
Isabelle un'attraente giornalista dai capelli d'oro, ignara della sua vera natura, è travolta dall' appassionante storia d'amore per Alexander, un giovane dal viso d'angelo, lo sguardo agghiacciante e dal fisico mozzafiato, che in poco tempo cambia radicalmente la vita di Isabelle; catapultandola in un mondo in cui lei stessa stenta a credere. Presto però Isabelle, coinvolta in episodi spaventosi, si trova a fare i conti con la realt. Riuscirà a distinguere cio è realtà dai frequenti incubi che la tormentano, quando rischierà la vita?


“E ADESSO SCRITTORE… CONTINUA TU!”
Conosciamo l’autrice attraverso la sua scrittura.
L’autrice potrà scegliere tra:

A) DARE SFOGO ALLA SUA SCRITTURA CREATIVA SCEGLIENDO UNO DEI TRE QUESITI PROPOSTI 

B) DARE ORIGINE A UN RACCONTO BREVE SCEGLIENDO TRA TRE INCIPIT


A)



3) Apri il dizionario in una pagina a caso e punta il dito su una parola. Fai questa operazione per dieci volte e appunta le parole che ottieni. Scrivi una breve storia che contenga tutte queste parole (N.B. Non barare!).

Parole trovate:
Macumba, giacca, nessuno, spazzatrice, collaborazione, rustico, fretta, rococò, sbandare, egolalia.


Breve storia:


In un piccolo paese dell’Ontario, dove il freddo è molto persistente, ma il paesaggio incantevole vive David un uomo molto bello, intelligente ed enigmatico. La sua rara bellezza fa si che molte ragazze e donne impazziscono per lui e di questo David se ne approfitta giocando spesso coi sentimenti di esse. Così però si è creato una brutta fama e la gente comincia ad evitarlo soprattutto le ragazze  e nonostante lui sia realmente sincero NESSUNO crede più alle sue parole. Il suo dolore più grande è quello che neppure Ivonne crede alla sua sincerità. Ivonne è una donna molto in gamba e di una bellezza raffinata che lui ama davvero alla follia. Anche lei ama lui alla follia, ma stenta a credergli perché tutti le han detto di stare molto attenta a lui perché ama giocare. Per questo lei non ammette i sentimenti che prova per David. Quest’ultimo ha capito che Ivonne per lui prova qualcosa di forte, un sentimento vero che sente pulsare solo per lui e ha molta FRETTA nel farle ammettere cosa prova è per questo che ultimamente soffre di EGOLALIA. Lei vorrebbe davvero credere alla sincerità di David e ammettere l’amore che prova per lui e soprattutto che il suo essere così misterioso ed enigmatico l'abbia fatta “SBANDARE” , non riuscendo più a controllare le sue emozioni. Un giorno finalmente Ivonne decise di fare un regalo a David, una GIACCA in stile ROCOCÒ e portarglielo direttamente sotto casa sua, un RUSTICO molto elegante, progettato e costruito da lui stesso con la COLLABORAZIONE del padre. Non appena David vide Ivonne rimase sorpreso, quasi non credeva a quello che vedeva. Non avrebbe mai pensato che lei si fosse presentata sotto casa sua così senza neanche un preavviso. A lui sembrava molto strano anche perché la mattina mentre lavorava con un suo collega sopra una SPAZZATRICE aveva chiesto se poteva aiutarlo con una MACUMBA fortunata per far sì che lei credesse alle sue parole e che avrebbe voluto vederla al più presto. Lei gli consegnò il regalo che a lui piacque tanto e dopo un abbraccio molto intenso ci fu finalmente un bacio travolgente ….




Le altre giornate riguardanti questo libro:

1° giornata: In compagnia di una penna - La copertina del libro
2° giornata: Leggendo insieme - La vita divertente di un autore
3° giornata: Gli occhi del lupo - Autore vs Personaggio

18 mar 2018

Quattro blog per un autore: La chiamata di Visnu - Michela Rivetti

Ed eccoci qui con il secondo appuntamento per la rubrica di oggi.
Il genere fantasy direi che regna in questa domenica, no?
Guardate un po'..



➳ Titolo: La chiamata di Visnu
➳ Autrice: Michela Rivetti

➳ Editore: 
Bibliotheka Edizioni
➳ Genere: Fantasy
➳ Prezzo
 €3,99 ebook €9,35 cartaceo


 Amazon 
➳ Trama
Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell’89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. All’interno della ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo Spirito Protettore della Città, l’Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.


“E ADESSO SCRITTORE… CONTINUA TU!”
Conosciamo l’autrice attraverso la sua scrittura.
L’autrice potrà scegliere tra:


A) DARE SFOGO ALLA SUA SCRITTURA CREATIVA SCEGLIENDO UNO DEI TRE QUESITI PROPOSTI 

B) DARE ORIGINE A UN RACCONTO BREVE SCEGLIENDO TRA TRE INCIPIT


A)



3) Apri il dizionario in una pagina a caso e punta il dito su una parola. Fai questa operazione per dieci volte e appunta le parole che ottieni. Scrivi una breve storia che contenga tutte queste parole (N.B. Non barare!).

Parole trovate:
Pagliericcio, crociere (uccello passeriforme), piano, caliptra (velo usato dalle donne dell’antica grecia), maunque (giammai), grotta, sbraire, appressamento, vampa, dolce.



“Dove stiamo andando?”
Chiese la bambina, ormai stanca di portare i piedi uno davanti all’altro, senza sosta da ore. Era abituata a camminare e di solito non si lamentava mai, però ormai erano in cammino da tre giorni, si fermavano solo per mangiare e dormire, l’asinello che li seguiva era carico di bisacce e non poteva essere cavalcato, mentre lei sentiva i piedi doloranti e pieni di vesciche.
Non ne poteva più!
Sì, era stato suo padre a dirle di seguire Hermanno che l’avrebbe portata a fare un bel viaggio e che lui li avrebbe presto raggiunti, ma non sembrava affatto così. Finora avevano vagato per boschi, evitando il più possibile i campi aperti e lei aveva la netta impressione che l’amico del genitore non avesse davvero idea di dove andare.
“Resisti ancora un poco, Herminia.” la esortò lui, voltandosi per sorriderle “Devo solo trovare un posto per la notte.”
“Ieri abbiamo dormito nelle amache, non possiamo farlo anche oggi? Io mi diverto.”
“Non ne dubito, ma preferisco altre soluzioni. Qui vicino ci sono delle colline rocciose, forse troviamo una grotta dove ripararci. Vedi le nuvole? Minacciano pioggia. Io preferirei stare all’asciutto e tu?”
La piccola ammise che l’uomo aveva ragione e continuò a camminare, pur controvoglia.
Gli alberi crescevano piuttosto fitti e le chiome intrecciate lasciavano trapelare solo raggi di Sole ormai tenui. Gli occhi dei due viaggiatori avevano dovuto abituarsi alla penombra e spesso erano fissi sul terreno per accertarsi che nulla si nascondesse in mezzo a quell’erba alta fino al ginocchio dell’uomo.
In quei lunghi giorni di viaggio avevano avuto la compagnia solo degli animaletti che popolavano il bosco: erano rallegrati dal cinguettio di qualche crociere, oppure Herminia si distraeva, seguendo con lo sguardo il rincorrersi degli scoiattoli tra i rami.
Una brezza di vento portò il buon umore all’uomo che annunciò alla bambina che ormai erano arrivati e con la mano la spronò a non fermarsi. L’aria attorno a loro si fece più luminosa, sebbene la luce fosse quella rossiccia del tramonto. La vegetazione si fece più rada fino ad interrompersi bruscamente a una manciata di metri da una parete di pietra.
“Visto? Proprio come avevo detto.” si compiacque Hermanno, sperando che ciò servisse a rincuorare la bambina a cui poi domandò: “Mi aiuti a cercare una grotta? Facciamo una gara a chi la trova per primo?”
Herminia annuì felice e cominciò subito a scrutare la collina, in ogni direzione.
Camminarono rasenti alla parete per diversi minuti prima di imbattersi in una spaccatura. L’imboccatura era bassa e stretta per una persona adulta ma immetteva in un antro ampio a sufficienza per accogliere cinque o sei persone sdraiate, senza che sbattessero la testa se decidevano di stare in piedi.
“Bene, io accendo il fuoco con la legna avanzata, tu vanne a cercare dell’altra.” ordinò Hermanno, iniziando a liberare l’asino da alcuni pesi “Non allontanarti troppo, mi raccomando. Ogni due minuti fa un fischio, se senti il mio di risposta, bene, altrimenti significa che devi tornare più vicina.”
“Sì, lo so.” sbuffò la bambina “Me l’hai già detto.”
“Cosa devi fare se sei in pericolo?” la mise alla prova lui.
“Sbraire, così corri subito.”
“Brava. Va e torna presto!”
Herminia tornò tra gli alberi a cercare bastoni secchi e rami spezzati. Pareva non sentire più male ai piedi: avere una responsabilità la rendeva felice e ignorava tutto il resto. Avrebbe tanto voluto avere braccia più lunghe, in modo da poter raccoglier più legna in una sola volta e non essere costretta a fare avanti e indietro innumerevoli volte, ma non se ne lamentava.
Più tardi, mangiando un po’ di pane ormai duro e carne secca, accompagnati da qualche frutto che Hermanno aveva raccolto durante la giornata, la bambina dovette ammettere che dormire in un luogo riparato, riscaldati dal fuoco, era un’ottima idea.
Sentiva la vampa della fiamma davanti a lei che la riscaldava piacevolmente: non era una stagione fredda, ma quel tepore era ugualmente un toccasana, dopo la lunga marcia.
“Scusa se sono stata brusca con te.” mormorò Herminia, dopo cena, tenendo gli occhi bassi per la vergogna.
“Ma cosa ti salta in mente?” domandò l’uomo, un poco divertito “Non c’è motivo per cui tu ti debba scusare.”
“Sono stata nervosa, ho dubitato di te e ti ho anche risposto male.” gli fece notare la bambina, sorpresa da quella reazione.
“Non ci pensare. Vieni qui.”
Herminia girò attorno al falò e si sedette accanto all’uomo che l’abbracciò e la rassicurò: “Sei stanca, affaticata e preoccupata per tuo padre. È naturale che tu non sia gentile e dolce come al villaggio e non mi offendo.”
La piccola si strinse maggiormente a lui. Tacque per lungo tempo, ripensò alla casa che aveva lasciato in fretta e furia. Nessuno le aveva voluto dire perché, nessuno le aveva voluto spiegare che cosa stesse accadendo. Un viaggio, le avevano detto ma lei sapeva che era una bugia. Aveva visto alcune famiglie radunare alla svelta le proprie cose e lasciare il villaggio a piedi o su carretti. Si era accorta di come il clima, nelle ultime settimane, si era fatto sempre meno sereno e più teso.
Pensavano di ingannarla solo perché aveva dieci anni? Che assurdità!
Potevano tacerle la verità ma non credere che lei non si fosse resa conto che qualche sventura li aveva minacciati.
Non sapeva che cosa avesse spaventato così tanto il suo villaggio, non era riuscita ad origliare le ultime assemblee. Probabilmente era qualcosa legato al fatto che sempre più spesso uomini e donne che partivano per misteriose missioni, ritornavano feriti o non tornavano affatto.
Si sarebbe combattuto al villaggio? Suo padre era rimasto per lottare e l’aveva allontanata?
Era ciò che la ragione le suggeriva ma a cui lei non voleva credere.
Delle lacrime sgorgarono dalle palpebre chiuse e con un filo di voce domandò: “Papà e Rask stanno bene?”
“Certo, perché non dovrebbero?” rispose Hermanno, passandosi una mano sull’oblunga testa pelata, poi sospirò e tra sé e sé pensò: Lo vorrei tanto.
L’uomo cercò poi di distrarre la bambina e le chiese se avesse vesciche nuove. Lei non se lo fece ripetere: sfilò le scarpe di cuoio e indicò le bolle d’acqua.
Hermanno prese un ago e lo passò qualche istante sulle fiamme per sterilizzarlo, poi vi inserì un filo. Si accinse infine a bucare le vesciche, lasciando al loro interno la cordicella, sporgente, in modo che tutta l’acqua fosse drenata.
Invitò poi la piccola a coricarsi: anche il giorno dopo avrebbero marciato e le sarebbe convenuto riposare!
Lui sarebbe rimasto a vegliare per un po’. Non era contento di passare, ogni notte, diverse ore a dormire, senza nessuno che controllasse che non sorgessero pericoli ma, d’altra parte, non voleva neppure far fare la guardia alla bambina.
Herminia non se lo fece ripetere e si sistemò sul pagliericcio, coperto da un telo, che si erano portati dietro, stando sempre ben attenti che l’asinello non finisse col mangiare quel giaciglio.
Prese dalla propria bisaccia un velo azzurro, lo avvolse attorno alla mano e l’avambraccio destro e si addormentò tenendolo vicino al volto: era la caliptra di sua madre, morta già da diversi anni, era l’unico ricordo di lei che era riuscita a portare via dal villaggio. Un dolce ricordo.
Il padre, invece, le aveva dato il proprio cappotto, chiedendole di custodirlo finché lui non fosse tornato a riprenderlo.
Un’altra bugia dettale per confortarla.
Passò la notte. Poiché pioveva, rimasero nella grotta tutto il giorno. Uscì solo Hermanno, nel pomeriggio, quando il Sole era tornato a splendere, per cacciare con la balestra e procurare della carne fresca per avere un pasto migliore per la cena.
Il mattino seguente il tempo era migliore e si rimisero in cammino, decidendo di continuare a costeggiare le colline rocciose.
Dopo alcune ore di marcia, giunsero in vista di una strada: larga e ben battuta, nonostante non fosse lastricata. Era alla destra della cresta di pietra.
Herminia si meravigliò non appena la scorse, corse verso di essa per guardarla meglio, nonostante i richiami dell’uomo.
“Non sapevo ci fossero strade come questa, fuori dal villaggio!” esclamò la bambina, girando su se stessa per non perdere nessun dettaglio “È grande almeno il doppio della nostra principale, vero?”
“Sì, sì.” concordò Hermanno, distrattamente.
Anche lui si guardava attorno, ma non era la curiosità a guidarlo, bensì il timore. Sembra tutto deserto, quindi l’uomo  tirò un sospiro di sollievo.
“Dai, torniamo nel bosco.” ordinò, secco, Hermanno.
“No, camminiamo qui: è molto più comodo e non rischiamo di prendere le zecche! Ieri me ne hai dovute togliere quattro, nonostante porti pantaloni lunghi!”
L’uomo ragionò, si grattò la testa e infine acconsentì a percorrere un tratto del tragitto su quella strada, almeno finché non avrebbero incontrato una locanda dove comprare acqua potabile: le loro scorte non erano abbondanti.
Il suo piano era quello di lasciar entrare la bambina a concludere l’acquisto, mentre lui se ne sarebbe rimasto in attesa, poco lontano: era sicuro che nel locale fosse appeso un manifesto con il suo volto e una grossa taglia, quindi preferiva non farsi vedere.
Certo, una bambina da sola avrebbe potuto suscitare qualche perplessità, ma i locandieri non facevano troppe domande, se vedevano il denaro.
Per sicurezza, però, Hermanno alzò il cappuccio del mantello che lo copriva, sperando lo aiutasse a passare inosservato e non che lo facesse notare maggiormente.
Un grosso sasso posizionato a lato della strada avvisava i viaggiatori che la prossima locanda era ormai vicina.
Poco più avanti, Hermanno scorse due sagome in lontananza. Sembravano uomini a cavallo su destrieri molto più grossi del normale. Ebbe un sospetto e avrebbe tanto voluto lasciare la strada e nascondersi nel bosco ma ciò sarebbe risultato sospetto: se quegli uomini erano soldati, allora sicuramente si erano già accorti di loro e, vedendo la deviazione, avrebbero fatto alzare in volo i loro drachi per inseguirli.
Sì, scappare li avrebbe messi nei guai. Avrebbero dovuto continuare dritto per la strada. Calò ancor di più il cappuccio sulla propria testa.
Non disse nulla alla piccola: l’informarla del pericolo l’avrebbe potuta innervosire, facendole fare qualcosa che avrebbe attirato l’attenzione delle guardie.
L’appressamento tra le due coppie di viaggiatori era molto rapido.
Herminia si meravigliò nel vedere due uomini cavalcare dei lucertoloni giganti con ali piumate: che animali strani! La intimorivano, eppure non riusciva a staccare lo sguardo da loro.
I soldati stavano parlando ad alta voce tra di loro. Sembravano ubriachi e infatti ondeggiavano un poco sulle selle.
“Ehi voi, chi siete?” domandò un militare, vedendo i due viandanti con l’asino.
“Oh, nessuno.” si affrettò a rispondere Hermanno, guardando a terra e tenendo d’occhio le ombre degli interlocutori “Non siamo uomini delle polis, ma nemmeno banditi, viaggiamo alla ricerca di …”
“Taci!” lo interruppe il soldato, scendendo dal draco “Questa regione è infestata da sofisti. Mostrami il tuo volto.”
L’uomo trattenne un’imprecazione, con la sinistra si tolse il cappuccio, mentre tenne la destra pronta a sfoderare la spada.
Il soldato si avvicinò di qualche passo e poi trasalì: “È lui! È lui l’autore dell’eccidio di Aleajakt.”
“Arrenditi!” intimò il secondo.
“Maunque!” esclamò Hermanno, sguainando la lama.
Ormai era un decennio che aveva imparato a maneggiare le armi, aveva acquisito tecnica e agilità. Sfoderare l’arma e conficcarla nella gola dell’uomo davanti a lui fu l’affare di pochi istanti.
Il secondo soldato, furioso, spronò il draco contro il ricercato: le zampe del lucertolone lo atterrarono senza fatica.
Nel cadere, Hermanno perse la spada. Schiacciato a terra dall’animale, urlò alla bambina di fuggire.
Il soldato smontò, determinato a finirlo.
Herminia era rimasta impietrita. Vedere l’amico del padre squarciare la gola di un uomo l’aveva paralizzata. Non immaginava che il suo animo fosse tale da permettergli di uccidere a sangue freddo.
L’esortazione alla fuga non fu che una vaga eco nella sua testa.
Vedeva solo Hermanno, l’unico amico che le era rimasto, bloccato a terra dal draco e che cercava inutilmente di divincolarsi.
La sagoma del soldato che stava per abbattere la propria lancia sull’uomo fece scattare qualcosa nella bambina.
Herminia non si accorse di ciò che fece, il suo corpo si mosse d’istinto. Si chinò a raccogliere la spada e l’agitò davanti a sé all’altezza dei polpacci indifesi del guerriero.
Il militare urlò per il dolore e cadde sulle ginocchia. Si voltò, poi, fissando la piccola con sguardo omicida.
La bambina si rese conto in quel momento di ciò che aveva fatto. Il cuoricino cominciò a battere all’improvviso, deglutì ed indietreggio, senza mollare la spada.
Hermanno riuscì a rotolare su se stesso e liberarsi dalla presa del draco. Preoccupato, non esitò a colpire con un calcio la schiena del saldato che perse l’equilibrio in avanti. Il ricercato ne approfittò per calcarlo a terra, poi gli afferrò l’elmo e lo tirò all’indietro finché la cinghia di cuoio che lo teneva legato sotto il mento non lo strinse attorno al collo.
Hermanno continuò a tirare. Il soldato era senza aria, si agitò cercando di sfuggire, inutile.
Il corpo smise di contorcersi. L’uomo continuò a tirare l’elmo per alcuni minuti: voleva essere certo che fosse morto.

“Mi dispiace che tu abbia dovuto vedere questo.” disse Hermanno alla bambina che lo guardava intimorita e confusa “Purtroppo dovrai farci l’abitudine. Fuori dal villaggio, le cose vanno così.”





Le altre giornate riguardanti questo libro:

1° giornata: In compagnia di una penna - La copertina del libro
2° giornata: Leggendo insieme - La vita divertente di un autore
3° giornata: Gli occhi del lupo - Autore vs Personaggio

Quattro blog per un autore: Berserkr - Alessio Del Debbio

Bonjour et bonne dimanche!
Oggi qui ci accompagna un po' di pioggia che ogni tanto lascia spazio al sole.. di sicuro un bel tempo per rimanere a casa al caldo 😂

E come ogni domenica che si rispetti abbiamo il nostro appuntamento con la rubrica "Quattro blog per ogni autore" che oggi raddoppia, infatti nel primo pomeriggio troverete anche un secondo post riguardante la rubrica.
Per ora vi lascio alla lettura di questo...
➳ Titolo: Berserkr
➳ Autore: Alessio Del Debbio

➳ Editore: 
Dark Zone Edizioni
➳ Genere: urban fantasy
➳ Prezzo
 €2,99 ebook €14,90 cartaceo


 Amazon (c) | Amazon (e) | IBS (c) | IBS (e) | Kobo 

➳ Trama
Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell’89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. All’interno della ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo Spirito Protettore della Città, l’Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.

“E ADESSO SCRITTORE… CONTINUA TU!”
Conosciamo l’autrice attraverso la sua scrittura.
L’autrice potrà scegliere tra:


A) DARE SFOGO ALLA SUA SCRITTURA CREATIVA SCEGLIENDO UNO DEI TRE QUESITI PROPOSTI 

B) DARE ORIGINE A UN RACCONTO BREVE SCEGLIENDO TRA TRE INCIPIT


A)



3) Apri il dizionario in una pagina a caso e punta il dito su una parola. Fai questa operazione per dieci volte e appunta le parole che ottieni. Scrivi una breve storia che contenga tutte queste parole (N.B. Non barare!).

Parole trovate:
piano
grigio
monile
fissare
targa
quel
elucubrare
cucù
orrido
polimero

Veronica stava impazzendo.
Non che fosse una novità, ma quella sera, oltre alla calma, avrebbe perso anche la testa se la collana non fosse saltata fuori.
Spazientita, tirò un’occhiata all’orologio a cucù. Mancavano quindici minuti all’arrivo degli ospiti e lei doveva finire di prepararsi. Sua madre la stava aspettando al piano terra, per controllare che non la facesse sfigurare.
«Mi raccomando, la collana!» le aveva detto nel pomeriggio. «Sai quanto la zia Petronilla ci tenga!»
Veronica aveva sbuffato ed era corsa a rifugiarsi in camera. Dove fosse finita quell’orrida catenella proprio non ne aveva idea. Né avrebbe mai creduto di doverla indossare.
Quando a Natale la zia gliel’aveva regalata, Vero aveva finto il suo miglior sorriso, elucubrando su quanto avrebbe incassato vendendola su Ebay. Ma quella vistosa croce in pietra verde non c’era stato modo di piazzarla.
«Fossero stati smeraldi! Macché! Polimeri plastificati del cavolo!» bofonchiò, gettando all’aria i cassetti.
In quel momento Artù spuntò sulla porta di camera, balzando sul letto e miagolando per salutarla. Ma Vero non aveva proprio tempo per lui, decisa a risolvere quel…
«La collana!» esclamò raggiante. Sollevò il gatto e gli sfilò il collare.
Lo aveva chiamato Artù, quel trovatello dal pelo grigio, in onore alle sue leggende preferite, e per paura che si perdesse gli aveva messo un collare, optando per il monile della zia e fissando la targhetta con il nome proprio dietro la croce.
Almeno a qualcosa era servita.
Un solo dubbio la invase quella sera, mentre scendeva le scale con Artù che le trotterellava tra le gambe. Se zia Petronilla le avesse regalato una cuccia per gatti, chi avrebbe dovuto dormirci?



Nota: Veronica è la protagonista del mio romanzo “Favola di una falena”. È sempre stato uno dei miei personaggi preferiti e ho voluto omaggiarla con questa scenetta familiare!


➳ Estratto del libro

Ulrik correva nella notte. Tutto attorno il bosco bruciava, divorato da fiamme d’ombra.
Si guardò indietro; suo padre l’aveva intimato di non farlo mai, ma lui voleva sapere dove fosse. L’aveva cacciato via ed era rimasto con altri uomini a combattere e lui voleva sapere se stava bene. Doveva stare bene.
Non si accorse di una radice sporgente e ruzzolò a terra, battendo la testa. Un rivolo di sangue gli coprì l’occhio destro, lo spazzò via con la manica della felpa, poi riprese a correre nella foresta. Suo padre gli aveva detto di raggiungere lo stadio, dove si erano asserragliate le donne e i bambini, protetti dal fuoco di sbarramento delle forze governative, ma Ulrik aveva perso l’orientamento. A nove anni gli alberi sembravano tutti uguali. Così si ritrovò ai piedi di un colle, che subito riconobbe, capendo di essere parecchio fuori strada.

Vide i resti dell’edificio sulla sommità e rabbrividì. Circolavano strane storie su quella montagna e sulla macabra fine dei suoi abitanti, divorati da ombre così fitte che neppure il sole di mezzogiorno avrebbe scalfito. Sul tetto della costruzione c’era ancora una vasca colma del sangue dei morti, macabro promemoria per chiunque avesse cercato di violarne i confini, ma Ulrik non aveva scelta; sentiva i cani alle sue spalle, il respiro pesante del gigante cattivo che voleva metterlo in quel sacco puzzolente. Cosa ci fosse dentro non voleva scoprirlo, così iniziò a salire la Montagna del Diavolo. Dalla cima, quantomeno, avrebbe potuto tener d’occhio la foresta circostante e magari individuare suo padre.



➳ Un po' dell'autore..

Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste (come Con.tempo e StreetBook Magazine) e in antologie, cartacee e digitali (come I mondi del fantasy, di Limana Umanìta Edizioni, Racconti Toscani, di Historica Edizioni, Sognando, di Panesi Edizioni). I suoi ultimi libri sono il romanzo Favola di una falena (Panesi Edizioni, 2016) e i fantasy contemporanei Ulfhednar War – La guerra dei lupi (Edizioni Il Ciliegio, 2017) e Berserkr (Dark Zone, 2017).

Cura il blog “I mondi fantastici” che promuove scrittori di fantasy italiano. Scrive articoli per il portale di letteratura fantastica “Le lande incantate”. È presidente dell’associazione culturale “Nati per scrivere” che sostiene gli scrittori emergenti, soprattutto locali, e d’estate organizza la rassegna “Un libro al tramonto” – Aperitivi letterari a Viareggio, per far conoscere autori toscani.

Le altre giornate riguardanti questo libro:

1° giornata: In compagnia di una penna - La copertina del libro
2° giornata: Leggendo insieme - La vita divertente di un autore
3° giornata: Gli occhi del lupo - Autore vs Personaggio

16 mar 2018

Cosa ci porta il vento #70 Segnalazione: La guerra dei lupi - Alessio Del Debbio

Buonasera e buon venerdì a tutti ^^
Come va da voi? Siete già tutti a letto?
..io sono sulla buona strada, ma prima di crollare vi porto una segnalazione che ancora non avevo fatto sul blog:






➳ Titolo: La guerra dei lupi
➳ Autore:  Alessio Del Debbio

➳ Saga: Ulfhednar War #1
➳ Editore: 
Edizioni Il Ciliegio
➳ Genere: Fantasy contemporaneo
➳ Prezzo
 €16,58 cartaceo €3,99 ebook



➳ Trama
Amici da anni, Ascanio, Daniel, Marina e la loro compagnia di Viareggio non desiderano altro che trascorrere una tranquilla vacanza insieme, ma il destino ha altro in serbo per tutti loro. Gli ulfhednar di Odino sono tornati e la Garfagnana non è più un posto sicuro da quando Raul ha preso il comando del branco del Vello d’Argento. Spetta ad Ascanio, ultimo discendente di una stirpe di officianti della Madre Terra, contrastare i suoi progetti di dominio, aiutato dal suo compagno Daniel, un ulfhedinn fuggiasco che ha imparato ad apprezzare la vita tra gli uomini. Ma dietro le mire espansionistiche del violento e indegno Alfa si nasconde un’ombra antica, disposta a tutto pur di aggrapparsi alla vita.

«Per questo continuiamo a provare. Per rendere onore a chi è caduto, per vincere le nostre paure e promettere a noi stessi di non fallire più.»

Ambientato in Toscana, tra Viareggio e le montagne della Garfagnana, il libro mescola mitologia nordica e celtica a storia e leggende toscane, alternando, con ritmo incalzante e colpi di scena, capitoli nel presente e altri nel passato.






➳ Estratto





«A nessun uomo dovrebbe essere concesso di vivere così a lungo, di non provare la malattia né la vecchiaia, di pretendere di essere un Dio. È la brevità, assieme all’impossibilità di averne una seconda, ciò che rende la vita un bene prezioso, degna di essere vissuta in ogni attimo. Se invece la morte diventa uno spauracchio per bambini e l’esistenza infinita, allora non è più vita. È banalità. È immeritata sopravvivenza. È trascinarsi di giorno in giorno senza sapere perché». (Johanna)




➳ L'angolo dell'autore

Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste (come Con.tempo e StreetBook Magazine) e in antologie, cartacee e digitali (come I mondi del fantasy, di Limana Umanìta Edizioni, Racconti Toscani, di Historica Edizioni, Sognando, di Panesi Edizioni). I suoi ultimi libri sono Favola di una falena (Panesi Edizioni, 2016), Ulfhednar War – La guerra dei lupi (Edizioni Il Ciliegio, 2017).
Cura il blog “I mondi fantastici” che promuove scrittori di fantasy italiano. Scrive articoli per il portale di letteratura fantastica “Le lande incantate”. È presidente dell’associazione culturale “Nati per scrivere” che d’estate organizza la rassegna “Un libro al tramonto” – Aperitivi letterari a Viareggio, per far conoscere autori toscani. 

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13 mar 2018

Quattro blog per un autore: Il torto - Andrea Venturo

Buona domenica a tutti!
Buon martedì.. in realtà. Non son riuscita a pubblicare il post della rubrica in tempo in quanto sono la regina della disorganizzazione e tra un lutto e un viaggio di lavoro ho perso proprio quella piccola cognizione del tempo che avevo.

Spero non me ne voglia l'autore nè le mie "colleghe della rubrica", mi scuso davvero di cuore.
Oggi vi lascio con un fantasy dai tratti interessanti:

➳ Titolo: Il torto (Le cronache di Tharamys Vol.1)
➳ Autore: Andrea Venturo
➳ Prezzo €14,31 cartaceo €0,99 ebook
➳ Trama
Il leggendario mago Flantius Mijosot, detto Colle Ondoso, scomparve tra le Brulle più di quattro secoli fa. Di lui sono rimaste numerose leggende, una quantità incredibile di racconti e una villa, dispersa tra le colline a sud di Nadear la Bianca, ormai caduta in rovina. Fino ad ora. Conrad sta per scoprire cosa ne è stato di lui, suo malgrado. Complici una torta rubata, un'accusa infamante e il desiderio di scoprire la verità di fronte ad un Torto subito. Conrad troverà la verità che cerca e scoprirà che la verità può uccidere, se scritta sulla punta di una daga e chi la impugna non è nemmeno umano. Certo: Conrad è un ragazzino sveglio, sa badare a se stesso, ma il ladro oltre a non essere umano non è nemmeno da solo. Basterà il desiderio di giustizia di un ragazzino di dodici anni a sconfiggere dei ladri pronti a uccidere?


“E ADESSO SCRITTORE… CONTINUA TU!”


A) DARE SFOGO ALLA SUA SCRITTURA CREATIVA SCEGLIENDO UNO DEI TRE QUESITI PROPOSTI 

B) DARE ORIGINE A UN RACCONTO BREVE SCEGLIENDO TRA TRE INCIPIT


B) 

-Fantasy:

Salve. Mi sono permesso di prendere l’incipit “Fantasy” tra gli incipit a disposizione e usare 

i cliché (l’elfo, i nomi anglofoni,  il prescento che incoccia nel proprio destino a inizio libro) e ci ho fatto una frittatina allo zenzero. Spero di avervi sorpreso.

Il sole stava tramontando sulle verdi vallate di Renwinter quando Spoongy, elfo nato e cresciuto nel villaggio più piccolo del Regno di Nalyssa, iniziò la sua corsa a perdifiato giù per il sentiero immerso nella foresta di Kinwood. Se le sue orecchie a mezzapunta non lo avevano tradito stavolta, aveva appena sentito un rumore di zoccoli avvicinarsi ed era raro vedere dei cavalieri a Renwinter.



Correva senza sosta quando inciampò in un sasso e, perdendo l’equilibrio, si ritrovò con la faccia nella polvere. Sei cavalieri dalle armature argentate, lo aspettavano alla fine del sentiero e la sua vita sarebbe cambiata presto, molto presto.

Il sole stava tramontando sulle verdi vallate di Renwinter quando Spoongy, elfo
nato e cresciuto nel villaggio più piccolo del Regno di Nalyssa, iniziò la sua corsa a
perdifiato giù per il sentiero immerso nella foresta di Kinwood. Se le sue orecchie a
mezzapunta non lo avevano tradito stavolta, aveva appena sentito un rumore di
zoccoli avvicinarsi ed era raro vedere dei cavalieri a Renwinter.
Correva senza sosta quando inciampò in un sasso e, perdendo l’equilibrio, si ritrovò
con la faccia nella polvere. Sei cavalieri dalle armature argentate, lo aspettavano alla
fine del sentiero e la sua vita sarebbe cambiata presto, molto presto.
L’ombra lo ghermì come la lucertola predata dallo smeriglio e il suo ultimo pensiero fu proprio per il predatore da cui aveva tirato fuori il tomet per suo fratello: Bryn.
Bryn Myrddin.
La consapevolezza si riversò in lui con la violenza di una tempesta, di quelle che spazzavano la foresta e tiravano giù gli alberi più vecchi come fosse stata invasa da un esercito di Nani.

I sei cavalieri si stavano avvicinando al piccolo trotto.

Forse lo avevano visto cadere.

Si augurò che non si accorgessero di nulla.
Il suo primo pensiero fu “Spoongy, tuo fratello ti odiava. Per lui hai scomodato il Falco Smeriglio, lui ti ha ricambiato con un insulto. Poi realizzò di essere entrato nel corpo di un elfo e iniziò a bestemmiare contro tutte le divinità presenti, passate e future con le quali sentiva di avere un legame.
«Che schifo, un elfo! Devo aver esagerato con l’elleboro nella pozione.» brontolò mentre si rialzava in piedi e contemplava il resto del proprio nuovo corpo. Dentro di lui Spoongy urlava e si agitava sempre più debolmente, mentre comprendeva perché sei cavalieri stavano venendo a cercarlo. Spoongy era il prescelto, colui che avrebbe dovuto affrontare il Male Supremo e sconfiggerlo secondo la profezia che proprio Bryn aveva formulato neanche un anno prima.
Elam si scrollò la terra di dosso e prese a ridere. «Caro Bryn, ci avevi quasi preso. Io e Spoongy ci siamo incontrati e ci siamo scontrati proprio come avevi previsto. Se poi avessi scelto un nome meno cretino per tuo fratello, se avessi mostrato l’amore che normalmente un fratello prova per i membri della propria famiglia… cioè se ne avessi provato almeno un briciolo, gli avresti donato un tomet potente come quello che lui ha scelto per te. La sua autostima ne avrebbe sicuramente giovato e il mio incantesimo forse non lo avrebbe travolto permettendomi di rinchiudere la sua anima in una prigione di tenebra dalla quale non si libererà mai più!»
«Spoongy Cuorditasso?» la voce proveniva da uno dei cavalieri che stava urlando il nome del povero elfo sfortunato. L’eletto, il prescelto… Elam represse un ghigno e assunse l’espressione più elfica che gli riuscisse.
«Eccomi, signore, sono io!» disse con un leggero inchino.
Si sarebbe divertito come un pazzo prima di spezzare Nerwinter come tutti gli altri mondi dove aveva fatto breccia.


Nota dell’autore: mi spiace non aver trovato la traduzione di “cuore di tasso” in gaelico, come invece ho potuto mettere per il falco smeriglio, Bryn Myrddin. Come facevo a conoscerla? Myrddin è un caso di “marketing” studiatissimo.
Quella del Falco Smeriglio è la leggenda del Mago per antonomasia, colui che sconfisse Morgana e salvò Artù e Camelot innumerevoli volte. Solo che quando il libro arrivò in Italia Artorius divenne Artù e vabene, ma Myrddin secondo le regole di “italianizzazione” dei nomi che c’erano all’epoca sarebbe dovuto diventare “Merdino”. Ora: puoi essere il Mago più Mago che si sia mai visto sulla faccia della terra, ma se ti chiamano tutti “mago Merdino” prima ridono e poi ti dicono cosa vogliono… la tua autostima ne esce in frantumi peggio di quella di Spoongy. Così il traduttore, tutto genio italico, cosa fa? Tramuta la d in l e diventa “Merlino”. È cambiato il pennuto, da falco a merlo, ma il suo fascino ha letteralmente attraversato secoli e continenti e “Merlin” ora lo conoscono anche i sassi.


Le altre giornate riguardanti questo libro:

1° giornata: In compagnia di una penna - La copertina del libro
2° giornata: Leggendo insieme - La vita divertente di un autore
3° giornata: Gli occhi del lupo - Autore vs Personaggio



6 mar 2018

Inferno a Milano. La nota nella nota - Giovanni Nebuloni » Recensione

Buonasera a tutti, miei amatissimi lettori^^
Come va da voi? Piove e fa freddo? Il tempo perfetto per una bella tazza di tè e un buon libro!
Oggi infatti riesco a portarvi una nuova recensione dal sapore giallo/thriller..
guardate un po' di chi vi parlo:

➳ Titolo: Inferno a Milano. La nota nella nota

➳ Autore: Giovanni Nebuloni
➳ Casa editrice: 13Lab Editore
➳ Pagine: 290
➳ Anno di pubblicazione:  2016
➳ Prezzo: €15,00 cartaceo


➳ Trama
Cosa sta accadendo a Milano? I due figli del più grande possidente italiano stabiliscono il parricidio e pochi minuti dopo vengono invece assassinati, assieme al padre e a cinque guardie del corpo. I sicari del commando appartengono a una confraternita russa e dileguandosi dal luogo dell'eccidio il palazzo d'epoca a cui hanno appiccato un devastante incendio per distruggere le tracce del loro intervento -, s'imbattono in una volante della polizia, sopraggiunta per constatare gli effetti del rogo. Ne colpiscono a morte l'agente alla guida e per circostanze a lei favorevoli, risparmiano la vita a Livia, la collega sul sedile a fianco. Un ispettore non ancora trentenne che sta svolgendo indagini inerenti a misteriose e molto consistenti compravendite immobiliari e di società, in Lombardia e a Milano in particolare. Seguono immediatamente la strana funzione d'uno smartphone che senza intervento alcuno da parte dell'utente - chiama se stesso (vedi il sottotitolo "La nota nella nota"), l'omicidio d'un monsignore cattolico nella chiesa ortodossa di San Vito in Pasquirolo, l'arrivo a Milano del ministro per l'economia della Federazione Russa... 

➳ Recensione


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